STRAKER A BOLOGNA!

di GIULIANO FRATTINI

Abbiamo incontrato Straker! Bishop, direte voi...!No, proprio Straker e, seguendoci, capirete il perchè. L'intera redazione di "Shadows" si è recata sabato 24 maggio 1997 a Ca' de Fabbri, più precisamente al Cinema Teatro Mandrioli, dove era in programma un'intera giornata dedicata all'attore. Infatti, mentre noi ci preparavamo all'evento (di cui saremmo stati in parte protagonisti) e mentre incontravamo altri appassionati e ci facevamo fotografare con Moreno Tambellini (che sfoggiava una magnifica "mise" da membro equipaggio Skydiver), all'interno venivano proiettati due film di U.F.O., per scaldare l'ambiente in attesa dell'arrivo di Bishop. E Bishop è arrivato; tranquillo, disponibile, giovanile...! Non era il primo attore famoso che incontravamo, anzi: ma Bishop per noi andersoniani è indubbiamente uno "dei più". Chi vi scrive era sul palco con lui, con Ivano Govoni, organizzatore insieme al fratello Andrea, e con Alessandro Consorti, titolare di "For Street Video", sponsor della manifestazione. Bishop ha parlato un po' di sè, si vedeva che lo faceva volentieri, evidentemente ha recepito subito l'impostazione familiare e decisamente amichevole delle persone intervenute; non moltissime, a dire il vero: meno di cento ma indubbiamente motivate, desiderose di manifestare la gioia d'incontrarlo e di fargli svariate domande d'ogni genere... Anche noi gliene abbiamo poste ed a seguire troverete un resoconto delle argomentazioni più interessanti. Come ci è apparso l'interprete del "Comandante di ghiaccio"? Per sua spontanea ammissione, un uomo provato dalle vicissitudini personali e professionali, anche se ammette di aver avuto una fortuna: alla vigilia di andare in pensione, lui ha sempre fatto l'attore... Di cinema, di televisione, di teatro o nel doppiaggio, e questo è più di quello che è capitato a molti suoi colleghi... Per il resto si paragona a Straker: un uomo che ha imparato ad incassare ed a tirare avanti; "A great survivor", per usare parole sue. Forse non eccezionale come il personaggio in questione, forse perchè più umano, certo più vecchio di un quarto di secolo ma allegro a dispetto delle sue ammissioni; timido in certi frangenti, bravo nel proporsi nonostante tutto... Intelligente... Simpatico ma mai sguaiato.

LE DOMANDE A BISHOP

DI GIULIANO FRATTINI

Naturalmente tutti abbiamo fatto domande al buon Edward, non poteva essere altrimenti: chi mai avrebbe rinunciato al piacere di poter dire di aver conversato col grande Straker, di avergli fatto capire il proprio interesse, di aver ribadito la propria soddisfazione in maniera diretta e, perchè no, di averlo stupito con una domanda inattesa? Ecco quindi una sintesi del nostro interloquire, dove le domande sono state poste un po' da tutti gli intervenuti ed in parte anche da noi di Shadows.
D- Per quanto riguarda Ed Straker non possono esservi dubbi ma Ed Bishop crede nell'esistenza di forme di vita intelligente su altri pianeti?
R- In una parola: sì!
D- Qual è il ruolo fra tutti quelli che ha interpretato che le è piaciuto di più, oltre a quello di Straker che, eccezion fatta per alcune brevi apparizioni in altri lavori (2001: Odissea nello spazio, The young Indiana Jones chronicles, n.d.r.), è l'unico conosciuto in Italia?
R- Devo dire che quello che più mi è rimasto nel cuore, il migliore forse, è proprio quello di Straker, un personaggio che ho interpretato per 15 mesi e che mi è molto dispiaciuto di non poter continuare, perchè dopo trent'anni trovare ancora, nelle varie convention in giro per il mondo, tanta gente così affezionata e preparata è commovente... anzi, mi spiace, a volte, di non poter parlare la lingua del posto dove sono invitato ma non è tutta colpa mia: era la mentalità americana del dopoguerra, un atteggiamento arrogante derivato al fatto di aver vinto e che portava facilmente la gente a credere di essere migliore degli altri popoli e di non aver bisogno di nessuno... E nessuno così ti incoraggiava a studiare le lingue straniere... Ed ancora oggi per molti americani è così, come per mio fratello, che da poco è venuto a trovarmi. Io sono diventato attore a trent'anni ed il mio trasferimento in Inghilterra è stato motivato dalla scarsa considerazione che gli attori hanno negli Stati Uniti, dove vali solo se fai un mucchio di soldi; come Stallone, per intenderci. Io non ho mai fatto un mucchio di soldi! Dove sono ora invece gli artisti sono rispettati e valorizzati. Ho cominciato a lavorare nel 1967, dopo l'incontro con Gerry Anderson, per il quale ho dato la voce a Captain Blue, della serie Captain Scarlet; rimasi affascinato allora da questo stupendo team creativo, che ritrovai poi successivamente sul set di Doppelganger e di U.F.O.: l'organizzazione era molto professionale e c'era un grande affiatamento oltre che un trattamento equo per tutti. Per esempio non c'erano differenze economiche: tutti gli attori percepivano la stessa cifra! Ho interpretato comunque parecchi ruoli anche in teatro; ora, per esempio, ho appena finito un lavoro (Miller) di due anni per il Teatro Nazionale di Londra ma ricordo che subito dopo la fine di U.F.O. entrai in un periodo terribile: guardavo il mio telefono ma da lui non proveniva alcun rumore. Nessuno pensava che ad un attore celebre come ero io in quel momento potesse interessare una parte minore... E così nessuno mi chiamava e quando hai una famiglia, una casa, le tasse da pagare e non riesci a lavorare, cadi sempre più giù e ti sembra di non poterti fermare. Finalmente riuscii ad avere piccole parti e mi diedi da fare per lavorare il più possibile; entrai marginalmente anche in grandi film come 2001 dove lavorai per una settimana: le scene erano veramente belle ma di 9 ore girate per quel film solo 3 ne rimasero alla fine... E le mie erano proprio fra quelle tagliate! Feci anche commedie, musical, fino al 1975, anno in cui in Inghilterra nacque la radio commerciale ed io, come voce americana già "esperta", fui molto richiesto. Da qui cominciai finalmente a guadagnare bene ed a rifiutare qualche parte! Però mia madre, che ha 94 anni, quando 4 mesi fa sono andato a trovarla negli U.S.A. mi ha detto: "Sei ancora in tempo per diventare un insegnante!!!".
D- Spazio 1999 avrebbe dovuto essere il seguito di U.F.O.; così non fu. Se oggi Gerry Anderson decidesse di rinverdire la serie con nuovi episodi od addirittura con un film, come già a suo tempo fece Gene Roddenberry per Star Trek, lei sarebbe disposto ad interpretare un invecchiato Comandante Straker alle prese con giovani ed ambiziosi ufficiali? R- (In italiano) SI'!!! Straker è un personaggio con un fascino autoritario, mi piacerebbe molto!
D- (Tono semiserio) Lei non potrebbe fare qualcosa, parlare con Gerry? Se non può lei, noi non credo potremmo molto...!
R- E' vero, ma Star Trek è nato come un successo commerciale testato negli U.S.A., U.F.O. no; sarebbe una piccola organizzazione a farlo e correrebbe grandi rischi. Una compagnia australiana poco tempo fa andò vicinissima a produrre un TV-movie che avrebbe potuto essere il pilot di una nuova serie di U.F.O. Ma come già allora (sia per U.F.O. che per Spazio 1999) quando l'America dice "NO" è no! La sua influenza, dato il suo enorme mercato, è determinante. Nel 1972 fummo vicinissimi a girare un seguito di U.F.O. ma all'ultimo momento non si partì. Io ne fui molto dispiaciuto ma non ci fu nulla da fare.
D- (Della serie: noi ci proviamo...!) Beh, se ci fosse qualcuno tra il pubblico disposto a mettere fuori un po' di soldi...! (Risatine e qualche segno di sconforto da "Bancomat secco").
R- (Di Bishop) Sì, grazie, accetterò volentieri...!
D- Come sono stati i suoi rapporti con gli altri attori, suoi colleghi? E con le colleghe?
R- Dato i tempi ristrettissimi che avevamo sul set (dovevamo completare un episodio al giorno), i nostri contatti personali erano molto limitati; in 37 anni ho avuto solo 5 amici. Micheal Billington mi piaceva perchè era ambizioso e si dava da fare per ottenere ciò che voleva; fu una star mancata: visse per 5 anni con la figlia di Albert Broccoli, il coproduttore dei film di 007, ed ebbe una piccola parte nel film "The spy who loved me", dove però fu ucciso subito da Roger Moore. Mi raccontò d'aver chiesto più volte a Broccoli perchè non gli faceva interpretare il celebre agente segreto, senza mai ottenere risposta. Gli suggerii allora di scrivere un libro: "The Bond that never was" (Il Bond che non fu mai). Con le colleghe ho avuto un ottimo rapporto. Fui io, su consiglio di mia moglie, allora femminista, a suggerire il colonnello Lake (Wanda Wentham) come sostituto del mio secondo, il col. Freeman, quando Sewell non potè più continuare la serie. Incredibilmente (perchè in fondo eravamo tutti molto più giovani e lei era molto bella) non ci fu fra noi nessuna tensione sessuale; il nostri rapporti erano equi e pacifici ed in fondo avevamo realizzato la parità con la donna, che aveva nella serie gli stessi ruoli e responsabilità dei colleghi uomini. Insomma fate conto di vedere Stanlio e Ollio: anche se sono a letto insieme tutto vi potete immaginare tranne quello...! Comunque, quando ci incontriamo, per noi il tempo è come se non fosse mai passato... Anche se ormai sono un uomo vecchio: il mese prossimo vado in pensione!!!
D- E di "Doppelganger" (Doppia immagine nello spazio) cosa ci può raccontare?
R- Ho interpretato molti ruoli così, in giacca e cravatta: agente della C.I.A., membro del Dipartimento di Stato, ufficiale governativo... Sempre ufficiali insomma (anche se in fondo io sono anarchico)! Anni fa mi fu offerta la parte di un sergente dell'esercito: "No, mi spiace, io interpreto solo ufficiali!" Fu la mia risposta. (Rideria collettiva...!).
D- Mi pare che lo stesso Derek Meddings abbia dichiarato che l'auto di Straker fosse tutt'altro che funzionale... R- Guidare quell'auto era una tortura! Intanto non andava: ogni volta doveva essere spinta; quando venivano inquadrate le portiere che si aprivano in realtà un addetto le sollevava con un cavo; non sterzava ed era terribilmente calda... In studio poi era una cosa insopportabile...!
D- Come giudica oggi il rapporto fra i vari elementi che hanno composto la sua carriera professionale, quelli belli e quelli brutti?
R- Una cosa veramente buona nella mia carriera è stata quella di aver avuto un facile inizio e di aver potuto lavorare per 37 anni sempre e solo come attore. Non ho mai detto di no al mio lavoro, che ho sempre amato. Ancora oggi mi capita di fare delle cose con dei giovani, in locali pubblici od in piccole ribalte, e sono felice di poterli aiutare. Come ho già detto, però, ho sopportato anche cose tristi nella mia vita ma ho sempre tirato avanti... In fondo, come Straker, sono uno abituato a sopravvivere... E, come tutti gli attori, che sono costretti a fare i loro errori in pubblico, un po' matto; nel complesso darei comunque un giudizio positivo alla mia avventura professionale.
D- Forse non ci mangerà, ma voglio che sappia che l'influenza del suo lavoro nella mia vita e, penso, in quella di tanti altri miei coetanei (siamo sui trenta e più d'età, n.d.r.) è stata considerevole: ha formato i miei gusti ed in parte guidato alcune scelte anche importanti. Se io oggi faccio il giornalista lo devo soprattutto alla passione per la fantascienza istillatami dal suo serial...
R- Non è tanto diversa la mia storia; quando guardavo i miei colleghi bancari ed incontravo quei loro occhi "morti", di chi sa già in gioventù come finirà la propria vita, l'unico pensiero era che, finchè fossi stato in tempo, avrei dovuto fare qualcosa per cambiare il mio destino. E qualcosa, con tutti i rischi connessi, ho fatto.
D- Vorremmo sapere qual è il suo episodio preferito e se invece c'è stato qualcosa, anche di generale nell'intera serie, che non le è piaciuto o che avrebbe cambiato.
R- Sub-smash è per me l'episodio migliore, perchè consente un approfondito sviluppo dei rapporti fra i personaggi, che trova il suo culmine alla fine, quando io e Nina restiamo soli e siamo allo stremo. Per il resto direi che non c'è nulla che cambierei... Forse la preparazione, in alcuni frangenti, avrebbe potuto essere più accurata ma, nel complesso, no, non cambierei nulla!
D- Che cosa ha conservato dal set di U.F.O. oltre la parrucca che le abbiamo visto indossare in televisione?
R- Beh, un bellissimo orologio, una palla di vetro ed un costume... Altre cose che avevo mi sono state rubate, chissà, qualche irriducibile fan!
D- Cosa ne pensa delle altre serie di fantascienza di Gerry Anderson, Spazio 1999, Space Precinct, Thunderbirds, ecc...? Quelle insomma in cui non ha lavorato... Le sarebbe piaciuto partecipare a Spazio 1999?
R- Spero di non deludervi ma non conosco abbastanza queste serie; negli anni settanta spesso ero fisicamente in giro per le radio e non ho visto "Spazio 1999", così come non vidi le serie fatte prima del mio arrivo a "Captain Scarlet", dove peraltro ebbi un buon rapporto con la voce del protagonista, un ometto dai capelli bianchi e sempre con gli occhiali sul naso... Chissà se gli appassionati se lo immaginavano così! Con lui comunque ho fatto anche molta radio. Non ho mai visto neppure la nuova "Space Precinct"... Sorry...!
D- E dei film attuali cosa ha visto e cosa le è piaciuto?
R- Non ho visto nè "Mars Attacks" nè "ID4" ma un film che mi piacque a suo tempo fu "Incontri ravvicinati del terzo tipo"; ne convengo, il genere è un po diverso...
D- Perchè, secondo lei, le navicelle aliene attaccavano sempre dal lato dove c'era la luna, e quindi la base S.H.A.D.O.? R- (Di Malaguti) Perchè dall'altra parte c'era comunque il S.I.D. (Space Intruder Detector)!...
D- (Di nuovo noi) Lascia rispondere lui!!! (Momento di ilarità generale)...
R- (Non la traduciamo) 'CAUSE ALIENS WERE STUPID!!!
D- La mira schifosa dei "suddetti" quando sparavano dall'UFO dipendeva dal fatto che il rotore girava loro attorno? R- Il rotore della navicella aliena era perfettamente sincronizzato con il fuoco delle armi in modo da non colpirne le parti solide... Come sui vecchi aerei da guerra, dove la mitragliatrice sparava attraverso l'elica: un giro, un colpo, un giro, un colpo... FIUUU...! (Gesto di sollievo di Ed che si terge la fronte con la manica!)
D- Complimenti, lei è un tecnico, non pensavo...!
R- La verità è che un'altra persona mi fece a suo tempo questa domanda...
D- Un alieno? (Risata di Bishop ed allora, per stare in compagnia, si ride tutti... Ed sembra divertirsi un sacco). A proposito di alieni, quelle placche bianche che mettevate sugli occhi degli attori che interpretavano extraterrestri non hanno mai causato complicazioni alla salute?
R- Sì, quando si andava a pranzo vestiti coi costumi di scena a chi aveva di fronte uno di questi personaggi con gli occhi bianchi passava completamente l'appetito...!
D- Che tipo di persona è Gerry Anderson?
R- Meravigliosa. Centinaia di persone lavoravano armonicamente per lui e lui per tutti era "il Boss"...
D- E Sylvia Anderson?
R- Sylvia era una persona adorabile e molto capace; è sempre spiacevole quando una coppia si divide ma in misura maggiore in questo caso dove Gerry perse anche un'intelligente collaboratrice: se fossero rimasti assieme avrebbero potuto fare grandi cose dal punto di vista professionale! (Questa opinione coincide con quella di Nick Tate quando parla della differenza fra la prima e la seconda stagione di "Spazio 1999", fra le quali intercorse, appunto, il loro divorzio - Shadows # 2 - n.d.r.).
D- Noi tutti saremmo felici di sentire aneddoti, episodi curiosi o fatti strani svoltisi sul set...
R- E' difficile tradurre il buonumore ed il divertimento che potevano accompagnare certe amene situazioni; per esempio, un nostro cameraman, irlandese, con la scusa di misurare la luce per le riprese in tutti gli angoli possibili, cercava sempre di toccare le donne presenti sul set. Dal canto nostro, invece, ricordo una splendida ragazza, incaricata del trucco, che aveva l'abitudine (con ragione!) di indossare gonne splendidamente corte; capitò una volta che si stava girando su di una struttura accessibile tramite una scala e con spontaneo moto alterno di tutti noi attori, ogni 5 minuti veniva chiamata sul set: "Make up!!!". E lei naturalmente si inerpicava su per la scala mentre dal di sotto il nostro amato cameraman irlandese faceva le riprese più belle di tutta la serie! Ma col lavoro che ci impegnava costantemente, il tempo per scherzare purtroppo era poco...
D- Ci fa degli autografi?
R- Volentieri!...

Si ringraziano, per la partecipazione privilegiata offerta a "S.H.A.D.O.WS on the moon", Ivano ed Andrea Govoni, Massimo Spettoli della Libreria Immagine, il titolare del locale signor Mandrioli, Filippo, Mirco, Mila, Alessandro, Irene, ed, ovviamente, la For Street Video, sita in via Gramsci, 139, 40013 Castelmaggiore (BO).

By Giuliano Frattini